Al
bar dove mi sono fermato per pranzare, tutti gli uomini fissano con
aria inebetita e bocche spalancate le immagini di sport che la TV
partorisce senza sosta da più di venti minuti. Ogni tanto si
ricordano della pietanza sul tavolo e se ne portano un po’ alla
bocca.
Potessi
spegnermi spiritualmente con altrettanta facilità, penso io
guardandoli.
Invece
sto pensando al pianeta gemello: a un altro me seduto in un altro bar
di una periferia qualunque circondato da sconosciuti che pensa le mie
stesse cose. (Non fa il fornaio come me, lui è diventato per davvero
un chitarrista famoso e sa di noi da molto prima) E le nostre
solitudini per un attimo si sommano, riempiendo questi
millequattrocento anni luce con un vuoto siderale che inghiotte ogni
cosa: facce inespressive, pensieri sconci sulla bella giornalista
televisiva, bestemmie e sigarette.
Un
vuoto che lascia accesa soltanto una flebile fiammella sullo sfondo
delle galassie, agitata dal ritmo di un cuore che ancora non si
rassegna, al panico di essere vivo.
Nessun commento:
Posta un commento