venerdì 12 settembre 2014

Sotto questo spigolo di cielo








Da qualche giorno a questa parte sono costretto (non per problemi miei) a recarmi quotidianamente in ospedale. Arrivo, parcheggio lo scooter e sopraffatto dai pensieri che assillano un po’ tutte le persone quando varcano la soglia di un nosocomio, non ho dato alla mente il tempo di prestare attenzione alla coppia di pini sotto i quali piazzo quasi sempre il motorino.

    Ma oggi sì; oggi è stata davvero una buona giornata, piena di belle notizie, e uscendo rinfrancato si vede che il pensiero si è accordato con lo sguardo permettendomi di farci caso.

    A giudicare dalla larghezza dei tronchi alla base è chiaro che sono stati piantati lo stesso giorno di chissà quanti anni fa, ma uno dei due nel corso degli anni ha preso il sopravvento sull’altro cingendolo in un abbraccio fraterno ma letale; infatti gli ruba la luce essendo più alto, i suoi rami si allungano intrufolandosi tra quelli del gemello soggiogato (che a un certo punto piega verso di lui come chi cerca con la fronte una spalla solida sulla quale piangere) e a giudicare dalle possenti radici che hanno già dissestato il manto stradale in cerca di acqua, è probabile che gli rubi anche quella e che prima o poi finirà col farlo morire.  

    Ma il gigante maldestro non lo sa, e continuerà a strangolarlo  anche quando al fratello inizieranno a tagliar via i primi rami indeboliti, perché la natura non uccide con cognizione o per piacere, la natura quando uccide lo fa per rigenerarsi più forte di prima; agli uomini al massimo spetta l’illusione di averla arginata ma mai la certezza di averla domata, e quell’asfalto bitorzoluto ne è la riprova.

In alto, nascosti tra i rami, sopra le teste e i pensieri della gente, cinguettano nella loro lingua sconosciuta i passerotti; un vocio allegro che rasserena l’animo, un frullare d’ali continuo col quale gli uccellini, ignari di tutto, si giurano di esistere.