lunedì 1 aprile 2013
Un baule pieno di polvere
C'era lo zio che veniva dal paese vicino
con tutta la famiglia. Avevano quel modo tutto particolare
di auto annunciarsi mentre salivano le scale. Capivo
dalle loro urla che era davvero festa.
C'era l'altro zio, quello "Americano" di un
America sbagliata, quella centrale. Parlava
con autorità, era il più vecchio dei tre fratelli.
Quando lo faceva, nella grande stanza
dove avevamo il tavolo buono, calava
un silenzio implacabile.
C'era il mio babbo, l'introverso dei tre.
Parlava poco, ma non per darsi
un'aria di mistero o chissà cosa, parlava poco
perché credo si ritenesse inadatto. Sorrideva sempre
un po' come faccio io adesso, e s'inseriva nelle grandi
discussioni degli altri due con un tempismo
eccezionale. Li stendeva sempre alla fine proprio
perché parlava poco, e quando lo faceva,
si sentiva eccome.
E poi c'era lei, la mia mamma.
Indaffaratissima tra portate di ravioli
e tortellini, con la maionese fatta in casa
che la faceva dannare, e il roastbeef sempre troppo cotto.
Era di Parma , e faceva sempre le pesche
al burro per le feste. Non mi piacevano,
non gliele ho mai mangiate, ma mi piaceva che le facesse.
Spero che la terra sia stata dolce con ognuno di loro.
Mi restano i ricordi e questo strano circo,
che governa i cuori, e le vite degli esseri.
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