venerdì 22 marzo 2013
Il peso dell'ombra
Oggi per caso mi sono imbattuto nella foto
di una donna bellissima, una scrittrice per giunta.
Un bel sorriso sincero, labbra appena
accentuate dal rossetto chiaro, occhi freschi e scintillanti,
zigomi quasi invisibili alla base dei quali due
linee perfettamente disegnate scendevano fino formare i contorni della
bocca.
Fronte alta, assolutamente liscia. Capelli a caschetto castani, che di per se
non avrebbero avuto niente di eccezionale se non fosse stato
per quella nota di civetteria dell'orecchio destro che faceva capolino
tra il marrone chiaro , poiché la donna aveva deciso che lo si dovesse usare come fermaglio.
Insomma una gran bella ragazza di campagna Americana del midwest,
dall'aspetto sano, spensierato e conturbante come soltanto loro sanno essere.
Incuriosito e bavoso come un vecchio maiale ho voluto saperne di più.
Sono andato sul sito della scrittrice, e lì, la verità, oscena e tragicamente umana mi è piombata addosso.
La foto risale a più di dieci anni fa, allora la ragazza aveva 29 anni, adesso ne ha 42.
Tra le altre ,di foto ,ce n'è una assolutamente ingenerosa.
La donna (ex ragazza) posa nella stessa identica posizione di quella di dieci anni prima,
anche lo sfondo sembra lo stesso.
La prima cosa che mi ha colpito sono la comparsa di tre nei sul collo che prima
non c'erano. Gli occhi sono più aperti quasi allampanati, sembrano guardare oltre l'obiettivo.
La luce invece no, quella è sempre la stessa, brillano sinceri come allora.
Sotto ,due piccole borse ne seguono alla perfezione la linea.
Gli zigomi sono più accentuati, la pelle li ha abbandonati e adesso sporgono
visibilmente. La bocca è più carnosa, non rifatta, solo artificialmente ingrossata
dal rossetto, rosso porpora, invadente.
Tutto il viso sembra contratto in qualcosa che vorrebbe
tanto assomigliare alla serenità di quella vecchia foto.
E' un'indecenza. Questa donna porta con se l'ombra di un passato
che è anche il mio. <<l'effetto che faccio a chi non mi vede da tanto tempo>>
mi sono detto.
Quelli come me che hanno passato i quaranta, ricorderanno i primi computer. Le immagini
non apparivano immediatamente sullo schermo come adesso, il computer doveva eseguire tutta
una serie di calcoli ,e,pixel dopo pixel l'immagine lentamente prendeva
forma sullo schermo, passando e poi ripassandoci sopra. Ecco a cosa ho pensato guardando la foto della "ex" giovane ragazza. Gli anni,passando sul bel viso , avevano ognuno posato un leggerissimo strato di qualcosa. L'avevano appesantito, sfigurato, oltraggiato, ma non erano riusciti a strappargli la luce dagli occhi, perché impalpabile, ma pesante la bellezza di 42 anni.
Quella luce nella quale si agita ancora intatto il ricordo della bella e giovane
del midwest che è stata.
Il ricordo appunto, l'unica cosa che resiste alla decadenza del corpo
l'unica cosa che vale la pena salvaguardare. La prima cosa che si dimentica di un
morto è il volto, poi la voce, poi il tocco. La concretezza sparice in fretta.
Per sempre restano i gesti, le azioni, e la memoria di ciò che siamo stati.
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