mercoledì 6 aprile 2016
Daniele ha poco più di dieci anni quando suo padre si ammala di Alzheimer e decide di abbandonare la famiglia, prima che il morbo faccia di sé qualcosa d’irriconoscibile. Non riuscendo a sostenere economicamente l’affitto di casa, Daniele, il fratello piccolissimo e la mamma, vanno presto alla deriva. Vengono sfrattati e riparano alla Montagnola, un campo rom alla periferia di Firenze, grazie all’intercessione di un lontano parente.
Qui Daniele viene spogliato non solo dei suoi abiti e dei comfort della vita precedente, ma anche della sua stessa identità: diventa Nderim, un ragazzo senza posto, disprezzato dagli italiani perché zingaro e dagli zingari perché italiano. A peggiorare le cose ci si mette il fato: mentre gioca con dei petardi, perde un piede a seguito di un’esplosione e rimane storpio.
Gli anni comunque passano e Nderim cresce. È alla soglia dei diciotto ormai quando la sua vita si intreccia con quella di una cassiera del supermercato in cui fa la spesa e con quella di un Professore di matematica in pensione, figure che risvegliano in lui il miraggio di una normalità ancora possibile, condita da affetti sinceri.
È la storia di un'adolescenza abortita, di aberrazioni e soprusi. O più semplicemente, il racconto di una famiglia distrutta e di un ragazzo che, malgrado tutto, tenta di tenere insieme un'esistenza mutilata dal destino.
Ebook 0,99 centesimi http://www.amazon.it/Sangue-randagio-Enrico-Aldobrandi-ebook/dp/B01DTOWUPG/ref=sr_1_2?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1459902946&sr=1-2&keywords=enrico+aldobrandi
venerdì 4 marzo 2016
Punti di vista
«Ciao,
mi servirebbe una chiavetta».
«La
vuoi da 4 giga, 8, 16?»
«Boh,
non saprei... »
«Cosa
ci devi salvare?, cosa sono, giochi, canzoni, film?»
«No,
sono tutte poesie. Ne ho scritte un sacco, ho paura di perderle».
«Per quelle un giga ti basta e avanza, allora; le parole non pesano
niente».
venerdì 29 gennaio 2016
Mentre ero in pausa
Stamani, durante una pausa di scrittura, mi sono messo a guardare fuori dalla finestra di camera. Non che si veda molto a dire il vero: facciate di palazzi, balconi, automobili parcheggiate, un po’ di cielo.
A un certo punto su un balcone è comparsa una vecchietta. Ho strizzato un po’ gli occhi per metterla a fuoco meglio e mi sono trovato a pensare con una punta di commozione: “Guarda chi c’è!”.
Commozione del tutto immotivata, inspiegabile, forse causata dalla clausura che mi sono autoimposto in questi giorni nel tentativo di scrivere una cosa che per il momento non vuole uscire.
Osservandola con maggiore attenzione, comunque, mi sono reso conto che quella vecchietta la conosco da sempre, ma a parte qualche anonimo incrocio sul marciapiede non mi sono mai reso conto realmente della sua esistenza; chi vive in città sa di cosa parlo.
So soltanto che tempo fa lei e suo marito hanno perso una figlia e questo lo so per certo perché i drammi degli altri ci restano ben impressi, molto più delle cose piacevoli che gli capitano.
A un certo punto su un balcone è comparsa una vecchietta. Ho strizzato un po’ gli occhi per metterla a fuoco meglio e mi sono trovato a pensare con una punta di commozione: “Guarda chi c’è!”.
Commozione del tutto immotivata, inspiegabile, forse causata dalla clausura che mi sono autoimposto in questi giorni nel tentativo di scrivere una cosa che per il momento non vuole uscire.
Osservandola con maggiore attenzione, comunque, mi sono reso conto che quella vecchietta la conosco da sempre, ma a parte qualche anonimo incrocio sul marciapiede non mi sono mai reso conto realmente della sua esistenza; chi vive in città sa di cosa parlo.
So soltanto che tempo fa lei e suo marito hanno perso una figlia e questo lo so per certo perché i drammi degli altri ci restano ben impressi, molto più delle cose piacevoli che gli capitano.
Si è messa ad annaffiare dei fiori, poco dopo è arrivato anche lui, suo marito. È rimasto un po’ sulla soglia del davanzale a guardarla, poi ha iniziato parlare gesticolando in direzione dei vasi. Si sono scambiati qualche parola, poi lui ha mosso qualche passo deciso verso di lei e dopo averle passato un braccio attorno alle spalle le ha dato un bacio su una guancia, e sono rimasti un po’ così.
Ero troppo distante per vedere se fosse arrossita ma sono convinto di sì perché oltre al sorriso che le si è disegnato sulle labbra alla vecchietta hanno iniziato a tremare le mani, infatti, l’acqua con la quale stava annaffiando i fiori ha iniziato ad andare qua e là, e per un attimo, incontrando il giusto angolo di sole, si è tinta con i colori dell’arcobaleno.
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