venerdì 29 gennaio 2016

Mentre ero in pausa








Stamani, durante una pausa di scrittura, mi sono messo a guardare fuori dalla finestra di camera. Non che si veda molto a dire il vero: facciate di palazzi, balconi, automobili parcheggiate, un po’ di cielo.
A un certo punto su un balcone è comparsa una vecchietta. Ho strizzato un po’ gli occhi per metterla a fuoco meglio e mi sono trovato a pensare con una punta di commozione: “Guarda chi c’è!”.
Commozione del tutto immotivata, inspiegabile, forse causata dalla clausura che mi sono autoimposto in questi giorni nel tentativo di scrivere una cosa che per il momento non vuole uscire.
Osservandola con maggiore attenzione, comunque, mi sono reso conto che quella vecchietta la conosco da sempre, ma a parte qualche anonimo incrocio sul marciapiede non mi sono mai reso conto realmente della sua esistenza; chi vive in città sa di cosa parlo.
So soltanto che tempo fa lei e suo marito hanno perso una figlia e questo lo so per certo perché i drammi degli altri ci restano ben impressi, molto più delle cose piacevoli che gli capitano.
Si è messa ad annaffiare dei fiori, poco dopo è arrivato anche lui, suo marito. È rimasto un po’ sulla soglia del davanzale a guardarla, poi ha iniziato parlare gesticolando in direzione dei vasi. Si sono scambiati qualche parola, poi lui ha mosso qualche passo deciso verso di lei e dopo averle passato un braccio attorno alle spalle le ha dato un bacio su una guancia, e sono rimasti un po’ così.
Ero troppo distante per vedere se fosse arrossita ma sono convinto di sì perché oltre al sorriso che le si è disegnato sulle labbra alla vecchietta hanno iniziato a tremare le mani, infatti, l’acqua con la quale stava annaffiando i fiori ha iniziato ad andare qua e là, e per un attimo, incontrando il giusto angolo di sole, si è tinta con i colori dell’arcobaleno.