lunedì 25 febbraio 2013

"Libriccino"






"Sussi e Biribissi" per chi ha meno di 40 anni e non sa di cosa parlo sembreranno due parole buffe buttate lì a caso, quasi uno strambo scioglilingua.
Ma chi , come me, ha più di 40 anni e per giunta è nato a Firenze, è molto probabile allora  che capisca  di cosa sto parlando . Insomma, Sussi e Biribissi altro non era che un libro per ragazzi scritto da tale Lorenzini, che però si firmava con lo pseudonimo "Nipote di Collodi". Un libro semplice, scritto appunto per ragazzi che parlava del  fantastico viaggio di questi 2 ragazzini  e del fido gatto Buricchio. Libro forse ispirato dal  "Viaggio al centro della terra "di Verne.
 La trama era stupenda, il piano  semplice :Raggiungere il centro della terra passando attraverso le fogne di Firenze. Un libro per bambini ovvio, scritto con parole riconoscibili a un bambino, che però a distanza di 36 anni ricordo ancora benissimo, molto più  di tanti altri libri che ho letto dopo e che non mi hanno lasciato quasi nulla.
 Anzi ,a dire il vero, non mi ricordo altri libri dove sono riuscito a dare un volto e una voce in modo cosi chiaro ai personaggi. La sera, a letto col libro,  m'inventavo storie dove diventavo il protagonista la sotto nelle fogne . Il giorno ,ai giardini ,ogni buca nel terreno diventava un potenziale ingresso per il mio "grande viaggio" e quando poi la nonna mi mandava  in soffitta a prendere  qualcosa , allora si.... apriti cielo.....le cose che ci vedevo lassù.
 Insomma la mia domanda è:  A che età si smette di sognare? E' successo solo a me oppure succede a tutti? Oppure sono proprio io un eterno sognatore al quale però sono stati strappati di mano  tutti i sogni? Quanto pagherei per passare un'oretta nel cervello del mio piccolo mentre corre per casa facendo volare aerei immaginari sopra nuvole bianchissime che mai e poi mai potrebbero portare la pioggia.
 Boh, non conosco la risposta. So solo che il mio "grande viaggio" adesso,  spesso e volentieri consiste al massimo  nell'andare all'ufficio postale a ritirare una raccomandata, e , durante questa "missione" incontro in genere un sacco  di loschi figuri intenti a ostacolarmi il cammino .
Proprio come nel libro ,ma l'avventura adesso  è molto meno interessante e troppo poco nobile, la legge di gravità ormai ha preso il sopravvento su ogni aspetto della mia vita , e ,  il bambino che con aria trasognante  girellava spensierato  nelle fogne di Firenze,  è giunto a destinazione.

sabato 23 febbraio 2013

Alfonso

Nella mia strada abita un vecchino.  Si chiama Alfonso. E’ una delle persone più strane che abbia mai conosciuto, ma allo stesso tempo ,dai suoi gesti, dalle sue risate, dalle sue passeggiate ostinatamente sempre uguali ,traspare oltre alla stravaganza anche un sentimento, la tristezza.

Posso dire senza timore di smentita che Alfonso abbia in tutto e per tutto l’aspetto di una persona che ha navigato l’abisso senza caderci dentro tanta è la sofferenza che traspare da certi suoi comportamenti.
Anche l’andatura, il passo, ne risentono. 

Osservandolo dall’alto della mia finestra tante volte mi sono divertito a scrutare quell’andatura stanca e ciondolante da cavaliere appiedato. Le gambe e tutta la parte inferiore del corpo sembrano ormai staccate dal resto, procedono fiduciose verso il futuro, mentre le spalle e  il busto sembrano ancorate al passato. Si potrebbe dire che la morte l’abbia già acciuffato ma solo per metà, quella superiore appunto.

Oggi me lo sono trovato davanti , sul marciapiede. Ha iniziato a sorridere e annuire  già dal fondo della strada, non avevo scampo. Quella risata carica di sarcasmo tipica che mettono in mostra i vecchi quando incontrano persone più giovani, con le quali hanno un certo rapporto di confidenza.

 Ti deridono con la fierezza di chi è uscito indenne dal tritacarne, mentre tu sai che hai ancora tutti gli inferni da attraversare.

<<Buongiorno Alfonso!>> ho detto con la mia solita faccia a ebete  <<E sarà proprio un bel natale, Si!>> ha detto lui con una vaga nota di disprezzo nella voce. <<Perché che è successo?>> ho chiesto allora io dimenticandomi di spegnere il sorriso. <<Si, proprio un bel natale.>> ha detto di nuovo mentre gli occhi si sono velati di lacrime.
 Ed è ripartito, o meglio le gambe sono ripartite, mentre gli occhi, ancora per un secondo sono rimasti nei miei.

sabato 9 febbraio 2013

Ode alla sconfitta

Mi venga almeno riconosciuto il merito di aver sbagliato tutto.

Di non aver tradito le aspettative di chi voleva che fallissi,
di aver coronato appieno i loro sogni.

Che non mi venga neanche concesso l'onore di un'uscita di
scena dignitosa , e che l'onta della sconfitta
risuoni con forza sul campo di battaglia.

Ricordatemi se volete come colui che conosceva l'arte
sublime della rassegnazione, colui che ha firmato
in eterno rese incondizionate.

Fate si che non mi si passi per le armi,
e condannatemi a un'eternità di vergogna.

Ricordo con vago piacere l'odore della disfatta.
L'avevo progettata  con cura maniacale, eh si perché
ci vuole preparazione, dedizione , ma soprattutto
predisposizione al martirio. E io, (mi venga concesso)
sono un maestro del genere.

Tutto sarebbe andato male, anzi peggio. E io sarei stato
spettatore privilegiato dall'alto di questa  cameretta
del crollo dei  miei sentimenti.

 Li avrei guardati rotolare a valle in cerca di un qualsivoglia  rifugio,
in una disperata e disordinata ritirata.

Bastava innamorarsi della ragazza sbagliata, e io ,ovviamente,
non ho disatteso.

venerdì 8 febbraio 2013

Condense




L'altra sera me ne stavo al calduccio a scrivere una cosa
di fronte alla finestra ,quando improvvisamente, il mio sguardo
si è posato su minuscoli e  repentini  movimenti che andavano in scena sul vetro.

Era la condensa, che, tra il freddo che bussava alla finestra e il caldo della mia camera aveva
formato una serie  di strisce cariche di umidità che ogni tanto
partorivano gocce che lì per lì mi venne di chiamare senza molta fantasia  "lacrime della sera"

Le gocce una volta staccatesi dal sacco embrionale venivano giù innocenti
e senza colpa, ognuna seguiva una traiettoria diversa dall'altra, bastava un minuscolo,
e ai miei occhi invisibile ,ostacolo sul vetro per determinarne una traiettoria diversa.

Da lì a fare un paragone con la vita delle persone è stato un attimo. Minime variazioni,
scelte fatte o non fatte, incontri avvenuti e incontri mancati ,fanno si che si diventi
quello che siamo.

Minuscole gocce sulla finestra dell'universo,  innocenti e senza colpe,
barchette nella tempesta tirate a lucido che rischiano continuamente di naufragare.

Fragili come gocce procediamo sul vetro di ogni giorno, 
mentre scivola la vita ,sui contorni del nostro cuore.